Marche Umbria e Abruzzo in bici - 8/18 Luglio 2012
aereisentieri
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Ciao, sono Marco (non quello bravo a fare le foto, l’altro…Bore). Quest’anno ho compiuto trent’anni: capita una sola volta nella vita! Ho deciso di farmi un regalo: trascorrere tanto, tanto tempo in bicicletta alla scoperta di posti meravigliosi, e ho iniziato con questo viaggio in solitaria tra Marche, Umbria e Abruzzo. 800 km in zone bellissime, prevalentemente montuose, in alcuni dei Parchi Nazionali più belli d’Italia. Parto da casa in treno alla volta delle Marche. Ma andiamo con ordine: ecco una vista della città di Ancona.
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La bella cattedrale di Ancona.
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Da Ancona prendo la strada panoramica della Riviera del Cónero: in alcuni tratti l’entroterra, e la costa, sono letteralmente coperti di girasoli. Unica nota negativa: quest’annata è stata una delle più calde che si ricordino, e nei primi giorni di viaggio ho davvero PATITO per il caldo torrido (40 gradi e umidità esagerata): diciamo che le giornate pedalanti si concludevano verso le dieci di sera perché di pomeriggio dovevo star sotto una pianta, almeno fino alle 16…
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La Riviera del Cónero.
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All’altezza di Sirolo prendo la strada che si addentra nell’entroterra verso Ósimo, e sempre mi accompagnano i girasoli. Percorrendo diverse colline giungo infine a Jesi, dove mi attende un bellissimo ostello posto in un’antica villa.
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Jesi.
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Il secondo giorno, giungo in treno da Jesi a San Vittore delle Chiuse, dove inizio a percorrere la Gola della Rossa. Forse questo nome non dirà niente a nessuno, ma se provo a dire Grotte di Frasassi? E infatti, vent’anni dopo, mi concedo di nuovo questo immenso piacere, e ne vale davvero la pena: le grotte sono a dir poco spettacolari, ma è vietato scattare foto all’interno, per non rovinare il delicatissimo microclima. Pertanto, accontentatevi della mia parola!
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Attraverso zone prive di traffico (quasi una costante per tutto il viaggio) ed entro nel Parco Regionale del Monte Cucco.
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Da queste parti si trovano diverse antiche abbazie
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Il bel campeggio di Costacciaro (PG) si trova in una tranquillissima valletta, piuttosto imboscata e distante rispetto al centro del paese, ma vi assicuro che di notte assisterete a una stellata che qui in Brianza ce la scordiamo da decenni. In più, si possono udire gli animali selvatici dei boschi circostanti. Insomma, un posto romantico…
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Campagna umbra.
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All’altezza di Sigillo (PG), percorrendo l’antica Via Flaminia, si incontra questo bel ponte romano del I sec a.C.
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Il centro storico di Fabriano: sono di nuovo nelle Marche, passando da Fossato di Vico.
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Fabriano
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Poco a ovest di Fabriano, imbocco una bellissima strada di campagna, nella valle del fiume Potenza, in cui incrocio circa tre o quattro macchine all’ora, passando dai borghi di Serradica e Campodonico. Mi dirigo verso il Passo Cornello (813 m), da dove poi scenderò parecchio, toccando Nocera Umbra e, infine, Foligno.
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Il cemento fa male! (Cornizzolo: NO CAVA!)
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Foligno, piazza Garibaldi.
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Foligno.
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Mi concedo un giorno di pausa, per riprendermi dal caldo torrido, e in bici visito il piccolo comune di Bevagna, poco distante da Foligno: semplicemente un gioiello. Le immagini non rendono affatto giustizia a questo borgo.
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Nei vicoli di Bevagna si respira un’atmosfera d’altri tempi.
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Di nuovo a Foligno. L’indomani mi attende una tappa bellissima, che finalmente mi condurrà verso i Monti Sibillini, passando dal Valico di Colfiorito (826 m).
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Purtroppo, sin dai primi chilometri, apprendo che la vecchia strada per Colfiorito verrà messa in pensione, perché ruspe e trivelle stanno facendo largo al nuovo che avanza. Se la vecchia strada (che sto percorrendo) saliva assecondando abbastanza la montagna, la nuova procede spedita senza risparmiarsi viadotti e gallerie che spianano colline di ulivi o bucano la montagna.
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Colfiorito.
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Il bellissimo altipiano di Colfiorito si estende per diversi chilometri.
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Poco prima di entrare nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini incontro il paese di Muccia.
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Il panorama alle porte di Pieve Bovigliana, comune dei Sibillini.
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Il castello di Beldiletto, risalente alla fine del XIV secolo. Il nome deriva dal toponimo sorto in epoca prerinascimentale, che significa “luogo di bella, serena e riposante distensione”, nel gusto dei nobili Da Varano che amavano dotare di nomi ornamentali e allusivi dimore e luoghi a loro cari.
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Pieve Bovigliana. Qui, per circa mezz’ora, sono stato colto dall’unico temporale del viaggio.
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Dirigendosi verso Fiastra…
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Laggiù, sul colle, la città di Camerino.
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Il lago di Fiastra e le sue acque limpide. Un invito a tuffarsi in quei giorni di caldo insopportabile!
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Salendo da Fiastra verso il Monte Rotondo e la Forcola del Fargno, ho vissuto una delle giornate più intense del viaggio, sia per i panorami spettacolari, sia per la completa solitudine dei luoghi, sia per la sfaticata su sterrato a cui mi sono sottoposto . Ma ne valeva assolutamente la pena.
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A sinistra il Monte Rotondo, 2102 m.
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Maledico ancora quel pastore laggiù, il quale ha lasciato che i suoi cani mi inseguissero abbaiando per almeno un intero minuto. Pedalare a mille all’ora in quel momento per scappare non è stato bello!
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Monte Rotondo.
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Panorama sulla valle dell’Ussita.
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A sinistra la poderosa parete del Monte Bove Nord (2112 m), a destra la Croce di Monte Bove (1905 m).
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La Val d’Ussita diventa, in fondo, Val di Panico.
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Pizzo Berro (2259 m).
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Da sinistra a destra: Pizzo Tre Vescovi (2092 m), Monte Priora (2332 m, quello più lontano), Pizzo Berro (2259 m).
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Ormai giunto alla Forcella del Fargno, scorgo da vicino il Pizzo Tre Vescovi e, a sinistra, il Monte Castel Manardo.
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Forcella del Fargno (1811 m): per oggi la salita finisce qui! Un freddo vento tirava…
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Il rifugio del Fargno, chiuso, e la Val di Panico.
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Dal Fargno la strada sterrata scende velocemente fino alla frazione di Pintura di Bolognola. Il torrente che scorre qui sotto è il Fiastrone.
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Non si può certo dire che nel tracciare la strada verso il Fargno non abbiano usato il righello!
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Scendendo verso il lago di Fiastra
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L’indomani lascio il lago di Fiastra e torno un po’ più in basso, nel regno del caldo torrido.
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I Monti Sibillini visti dalla strada per Sarnano.
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Il bel profilo di Sarnano (539 m) appare al visitatore che giunge da nord.
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Il centro storico di Sarnano, perfettamente conservato.
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Il profilo dei Sibillini, lungo la strada verso Amandola.
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Amandola (550 m) al tramonto.
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Da Amandola mi dirigo verso il Lago di Gerosa, passo la bella chiesa di San Giorgio all’Isola (nella foto) e giungo infine a Tofe (747 m), frazione di Montemonaco, dove dormirò.
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Oggi è un gran giorno: entro nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. C’è un po’ di salita da affrontare, a cominciare dal passo della Forca di Presta, ma lo spettacolo naturale di cui potrò godere è eccezionale. Alle mie spalle c’è il Monte Vettore (2476 m), la vetta più alta dei Sibillini.
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Giunto alla Forca di Presta (1540 m), il paesaggio è già spettacolare. Ne approfitto per fare un giretto su una sterrata vicino al rifugio degli Alpini, poi mi concedo un buon pranzo.
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Questa è la meravigliosa zuppa di lenticchie (ormai è finita) che mi hanno servito al rifugio degli Alpini, insieme a un buon quartino di rosso. Da queste parti le lenticchie sono famosissime. Devo per forza spendere una parola per la gentilissima signora che si è occupata di me al rifugio: mi erano rimasti solo dieci euro, e le ho chiesto se fossero sufficienti per zuppa, vino e coperto. Lei mi ha detto di sì, e anzi ne avanzavano pure per il caffè! Ma la cosa più bella è che mentre ero al banco a pagare e bermi il caffè è venuta a cercarmi e mi ha offerto una porzione GIGA di tiramisù buonissimo (quasi quanto quello di Laura F.!). Nel centro Italia ti fanno ricordare che al mondo non sono tutti brianzoli…
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Poco oltre il rifugio, la strada continua e si apre uno scenario fantastico: il Pian Grande di Castelluccio. Ed è solo l’inizio, perché quando poi ci si scende in bicicletta, col vento nelle orecchie e il silenzio totale intorno, è un’emozione incredibile. In foto, in fondo a destra si vede il paese di Castelluccio, mentre al centro c’è un boschetto dalla forma nota. Cos’è?
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bééééé…bééééééé
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Castelluccio (1452 m)
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Per capire quanto sia esteso il Pian Grande (molti chilometri) c’è un solo modo: andarci!
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Le dolci ondulazioni dei monti salendo verso il Passo di Gualdo (1496 m), che si trova oltre Castelluccio.
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Castelluccio visto dal Passo di Gualdo.
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Il sottoscritto al Passo di Gualdo.
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Pian Grande
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Percorro la strada che attraversa il Pian Grande, per ben undici chilometri!
Giungerò, infine, al terzo passo della giornata: la Forca Canapine (1541 m).
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Tramonto sulla Forca Canapine. In fondo c’è il Monte Vettore
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Ho trascorso la notte presso il Rifugio Genziana, e questo è il simpaticissimo gestore del rifugio: Leris!
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La lunga discesa dalla Forca Canapine mi conduce nella valle del Tronto. Lascio il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e per oggi farò un breve tratto anche nel Lazio.
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Entro nell’altro splendido Parco Nazionale che ho attraversato in questo viaggio: Gran Sasso e Monti della Laga.
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Il primo comune che raggiungo in salita è Amatrice (950 m), famosissimo per la pasta all’amatriciana. Questa è la via principale.
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Per oggi, a far da corona alla sommità dei monti ci sarà sempre quello straterello di nuvole
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La strada che da Amatrice conduce al Lago di Campotosto è deserta, silenziosa e bellissima: uno dei tratti più belli del viaggio
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Sono in Abruzzo! Quello di Campotosto, posto a 1313 m di quota, è un bel lago artificiale davvero molto esteso, basti pensare che per compierne il giro completo bisogna pedalare per 37 km! Particolarità: a diffeenza dei laghi artificiali che siamo abituati a incontrare sulle Alpi, questo è chiuso da dighe in più punti (io passando in bici ne ho contate tre).
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Dal lago sono sceso poi nella valle del Vomano, e risalito al Passo delle Capannelle (1299 m), ormai al tramonto. Poi la strada sale ancora fino a quota 1455 m. Dopo, la lunga e deserta strada che mi separa dal campeggio di Fonte Cerreto (1120 m, frazione di Assergi), per parecchi chilometri è una sorta di falsopiano brullo. Poi, verso la fine, inizia a scendere decisamente, e sono costretto anche a usare l’illuminazione artificiale: arriverò al campeggio dopo le 22…
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L’indomani, parto per una giornata memorabile, con la salita verso Campo Imperatore. La sera prima ero arrivato dal passo che si vede in fondo.
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se non fosse per il colore verde dei prati, il paesaggio lo definireri lunare.
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Campo Imperatore è un immenso altopiano cinto dai monti, in cui le dimensioni e le proporzioni mi hanno lasciato a bocca aperta, poiché non siamo abituati né ad osservare né a memorizzare luoghi del genere.
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Sensazioni di giubilo!
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Eccolo, sopra le nubi, in tutta la sua possenza: il Gran Sasso d’Italia (2912 m)!
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A Campo Imperatore in estate scorrazzano circa 5000 bovini! Chiaramente l’area è talmente vasta che non ci si accorge di tali numeri. Questa informazione l’ho avuta dai gestori di un rifugio posto vicino al centro dell’altipiano.
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Salendo al tramonto verso il luogo che chiamano propriamente Campo Imperatore (anche se l’altipiano sotto è decisamente più bello e meno intaccato dall’uomo), la luce inonda una parte dei prati, mentre la montagna ne oscura altri.
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Una delle tante roulotte utilizzate come ricovero dai pastori dell’est Europa, che ormai da anni popolano le montagne del centro Italia (e non solo) durante la stagione d’alpeggio.
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L’arrivo a Campo Imperatore (2100 m): un freddo cane, ormai il Sole è tramontato…
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Non vorrei dire stupidaggini, ma questo albergo sotto al Gran Sasso, è il luogo dove venne imprigionato Mussolini prima di esser fatto fuggire dai tedeschi (e in seguito fondò la Repubblica Sociale Italiana, a Salò, sul Lago di Garda). Da qui una lunga discesa, al freddo e al buio, mi ricondurrà al campeggio di fonte Cerreto. Trovarsi al buio, soli, in questi luoghi, potrebbe far rabbrividire di paura, ma si provano soprattutto sensazioni di pace e tranquillità. E anche qui, delle stellate da lasciar senza parole.
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Oggi è il penultimo giorno di viaggio, lascio i monti e torno ai rumori, al mare d’estate. Ripercorro dal campeggio a ritroso la strada verso il Passo delle Capannelle, attraverso quei pascoli brulli dove incontro ancora altre roulottes di pastori.
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Se si esclude un gruppetto di olandesi nei pressi del monte Vettore, questi sono gli unici cicloviaggiatori che ho incontrato durante il viaggio: sono passati mesi e magari non vedrete queste foto, in ogni caso io vi mando un caloroso abbraccio! Ciao Daria, ciao Marco!
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Dal Passo delle Capannelle scendo nella valle del Vomano. Oggi sono diretto a Teramo, dove si concluderà la parte pedalata di questo viaggio!
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Visto che di salita non si è mai sazi, e visto che vorrei vedere ancora qualcosa dei Monti della Laga, decido di complicarmi la giornata, e poco prima di Senarica, imbocco sulla sinistra una bella strada che si inerpica su verso i borghi di Crognaleto e Cortino (1050 m), e poi via via scende: Pagliaroli, Valle San Giovanni, Tordinia, e infine Teramo. Nonostante la fatica e il caldo, la scelta è stata giusta, perché da questi posti ho avuto la possibilità di ammirare il Gran Sasso anche da un altro versante. Eccolo qui.
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Teramo, stazione FS. Da qui, dopo aver litigato con una emettitrice automatica di biglietti che mi ha mangiato 3.50 euro, ho preso il treno per Giulianova, località balneare abruzzese.
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A conclusione di questo bellissimo viaggio su due ruote, assolutamente ecologico, grazie alla sola propulsione di due gambe e all’emissione di pochissimi gas di scarico (puzzette non inquinanti…), ho assistito a una scena che mi sembrava veramente triste . Una metafora dei tempi moderni: al ritmo di un’orrenda musica tunza ad alto volume, il machoman di turno, con tanto di auricolare e microfonino impartiva ai suoi adepti, sudati sotto quegli ombrelloni hawaiani, direttive trendy per mantenere al meglio il fisico da spiaggia…
Buon viaggio, a tutti e a tutte voi!